1.    Lieto di riproporvi sulle nostre pagine ragazzi

Piacere nostro ragazzi, è sempre bello fare due chiacchiere con voi.

2.    Sono passati due anni da Fragments, in questo lasso di tempo vi siete concentrati sulla stesura dei nuovi pezzi o avete partecipato anche a qualche live show?

La composizione di nuovo materiale non si ferma mai, abbiamo almeno una dozzina di brani pronti,  il che è un vantaggio perché avremo molta scelta sui brani da introdurre nel successore di Art Of Suffering. Per il resto si abbiamo fatto un bel po’ di date aprendo per Extrema, Dope Stars Inc.,White Pulp e sono in arrivo concerti insieme a Pino Scotto e Diaframma quest’estate, i dettagli delle date sono disponibili sul nostro sito.

3.    Art of Suffering, se non ho visto male, contiene le quattro tracks di Fragments più sette nuovi pezzi. Descriveteci l’album secondo il vostro punto di vista

Si sono contenute le 4 tracce di Fragments, in quanto quell’EP era una sorta di teaser per Art Of Suffering, volevamo incuriosire la gente e gli addetti ai lavori alla nostra proposta musicale e quindi abbiamo scelto di estrapolare alcuni brani rappresentativi del nostro stile e pubblicarli destinandoli a etichette, magazines e webzines, la scelta si è rivelata vincente in quanto alla fine della fase “Fragments” abbiamo conluso l’accordo con My Kingdom Music e raccolto una serie di recensioni con media di voto 7,9, il che ci ha permesso di lanciare Art Of Suffering da una buona base e con ottime aspettative da parte della stampa.
Per rispondere alla seconda parte della tua domanda invece; Art Of Suffering  è un concentrato di esperienze, alcune autobiografiche, alcune inventate ma tutte molto vicine a noi. Testi e musiche tentano di viaggiare di pari passo per ricreare quelle atmosfere e suggestioni che determinano l’apparire di certe emozioni, positive o negative che siano. E’ un album di cui siamo molto fieri e che ci rappresenta perfettamente come musicisti e come persone.

4.    Nelle nuove tracce ho riscontrato una maggiore maturazione stilistica e sapienza nel mescolare metal e tecnologia, suoni ancor più freddi e riffing più incisivo rimanendo in bilico tra ariosità e momenti cupi, concordate?

Credo sia un impressione. Come ho detto prima, Fragments non è altro che un estratto di Art Of Suffering, i brani sono stati registrati e prodotti tutti insieme. Certamente ci sono delle differenze tra un brano e l’altro ma penso che siano più da annoverare all’epoca in cui sono stati composti che a quando sono stati registrati.

5.    Come è nato il contratto con la My Kingdom Music / Club Inferno?

Abbiamo inviato Fragments e successivamente il disco completo a Francesco di My Kingdom Music (così come a tante altre labels) lui ci ha proposto un contratto e dopo averlo valutato e confrontato con le altre proposte abbiamo scelto di lavorare con lui.

6.    Qual è la situazione live odierna?

Diciamo non incoraggiante, sebbene i grandi continuano a fare concerti in giro è più difficile per le piccole realtà come noi riuscire a trovare spazio perché il fine non è più diffondere musica ma guadagnare dagli eventi. Io sono convinto che oggi come oggi il live sia la miglior promozione per una giovane band ma, soprattutto dalle nostre parti (siamo originari di Taranto) non si sguazza certo nell’oro. I locali per suonare sono pochi e nel 90% dei casi non sono adatti ai live ma adattati ai live con tutte le conseguenze che ne derivano. Ora con l’etichetta si è discusso della possibilità di fare in piccolo tour in Inghilterra di una decina di date, speriamo di riuscire ad arrivare a un accordo.

7.    Come mai l’idea di creare una versione orchestrale di Frangments come bonus track?

Io ho sempre amato questo genere di sonorità, e poi mi ha sempre affascinato la trasformazione di qualcosa di estremamente elettronico in qualcosa di più scarno ed essenziale. Per di più era un ottima occasione di collaborare con un mio caro amico chitarrista: Davide Esposito che si è occupato di riarrangiare la musica secondo le sue coordinate stilistiche. Io ero ovviamente presente nelle registrazioni ma mi occupavo essenzialmente di catturare i suoni migliori o di riportarlo nei binari Hate Inc. quando rischiavamo di allontanarci troppo, quasi tutti gli strumenti che senti nella versione acustica di Fragments li ha suonati lui tranne la programmazione della drum machine e il pianoforte che ho fatto io. Già subito dopo le registrazioni ascoltando i mix grezzi eravamo entusiasti del lavoro svolto e il risultato di questa collaborazione è a mio avviso eccellente.

8.    Quali saranno i vostri intenti futuri, quelli di rafforzare l’aggressività sonora o mantenervi su queste coordinate?

Molti brani che abbiamo pronti per il prossimo album sono molto aggressivi, alcuni con meno elettronica, altri totalmente elettronici e privi di chitarre. Mi occupo essenzialmente io della composizione e in questo periodo mi sento molto “vario” nelle ispirazioni, vedremo poi quando sarà il tempo di scegliere come dare coerenza a queste diversificazioni oppure se puntare all’uniformità. La cosa fondamentale è continuare sempre a lavorare, più materiale c’è più si ha scelta e più si può puntare ad avere un album di qualità.

9.    Tre aggettivi per descrivere Art Of Suffering

Freddo,cinico,disperato.

10.    A voi le considerazioni finali…

Vi  lascio i recapiti della band con l’auspicio di poter far conoscere la nostra musica a nuovi ascoltatori e vi ringrazio ancora una volta per lo spazio, è molto importante dal mio punto di vista che si dia visibilità alle nuove bands che sgomitano per emergere.
Un saluto a voi e ai vostri lettori.

(A cura di Ermanno Martignano)