FRONTCOVER_webDopo “The Art Of Suffering” del 2011, i tarantini Hate Inc. hanno deciso di tornare all’autoproduzione e all’autodistribuzione più indipendente. “Bipolar Spectrum Disorder” è infatti un disco molto più maturo del precedente e soprattutto molto più chiaramente aperto ad altre influenze. Certamente gli standard sono quelli di un industrial metal di matrice Nine Inch Nails (di “Broken”) e Type O Negative più canonici, ma in questo nuovo lavoro troviamo anche brani come l’ottima “L’odio di Cesar”, più vicino ai Linea 77, con alcune parti in italiano, e brani molto più rock di quanto i pugliesi avevano composto in passato, nell’album precedente e nel primo Ep “Fragments”. “Bipolar Spectrum Disorder” è claustrofobico ed immediato allo stesso tempo. Ed è un grande pregio in casi come questo. Le orchestrazioni elettroniche si sposano bene con la rabbia espressiva dei giovani Hate Inc. senza risultare mere componenti rappresentative di uno stile che si intende emulare. Contestazioni all’epoca e al mondo contemporaneo, schizofrenie e malattie mentali fanno da contrappunto alle liriche liberatorie contenute nel disco e, senza esprimere chissà quale nuova proposta, funzionano piuttosto bene con l’attitudine del discorso portato avanti in questo album. Poco importa se il marchio di fabbrica è quello del buon vecchio Reznor, influenza imprescindibile per gli Hate Inc., perchè la sua riproposizione risulta in questo caso abbastanza convincente e piacevolmente assimilabile fin dal primo ascolto; merito delle ritmiche e delle composizioni, dirette ed elaborate al punto giusto. “Bipolar Spectrum Disorder” non è certamente l’album che rivoluzionerà chissà cosa, ma è un buon punto di partenza per sviluppare un sound ancora più personale e che può configurare gli Hate Inc. tra le proposte italiane da tenere in considerazione.

Davide Romagnoli

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